IL DISTRETTO TESSILE PRATESE: PITTI FILATI E IL FILO INTERCULTURALE DELLA SOCIALITA’

La storia tessile di Prato nasce intorno al XII secolo con le corporazioni dell’Arte della Lana. Da quel momento l’eccellenza del distretto tessile pratese non ha mai smesso di brillare.

Una storia gloriosa, dunque, quella di Prato e del suo assetto industriale legata inevitabilmente al progresso meccanico e tecnologico di fine ottocento, filatoi, garzi, cimatrici e calandre meccanici (del quale ha fatto parte l’inventore pratese Giovan Battista Mazzoni), al vantaggio competitivo in termini di costi di produzione di lane cardate dovuto al riciclaggio di indumenti usati (gli “stracci” o i “cenci”) e ai cambiamenti culturali e sociali che hanno investito la città soprattutto dovuti ai flussi migratori di meridionali negli anni sessanta e di cinesi negli anni novanta. L’affermarsi del distretto industriale tessile pratese è inoltre strettamente legato a politiche urbanistiche e ambientali attuate dalle amministrazioni locali che hanno contribuito a mantenerne la competitività. Il “cardato rigenerato”, nato nel dopoguerra, vede il riuso di abiti usati e di scarti di lavorazione che viene rimesso di nuovo nel ciclo di lavorazione trasformandolo in massa fibrosa. La struttura sociale tipica del dopoguerra comprendeva famiglie nucleari con l’abitazione prospiciente al luogo di lavoro (“lo stanzone”, come era chiamato il grande magazzino dove si accatastavano montagne di “cenci” pronti ad essere divisi per colore e poi imballati o dove vi erano “filari” di telai che andavano avanti senza sosta giorno e notte). Tra il 1950 e il 1981, il numero degli addetti tessili è triplicato raggiungendo le 60.000 unità, questo grazie anche al grande flusso migratorio proveniente dal Meridione approdato a Prato in cerca di lavoro e inseritosi nel comparto operaio tessile e nei settori dell’edilizia e della meccanica. Il distretto si è sempre caratterizzato da un’elevata divisione del lavoro per fasi “gestite e coordinate dalla figura del mercante imprenditore” ospitando al suo interno tutte le fasi della filiera, solo negli ultimi anni, forte la grande concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera produttiva, si assiste alla perdita di alcuni comparti. Rispetto al dopoguerra anche la struttura sociale si è andata via via ridefinendosi ponendo maggior attenzione alla qualità della vita e del lavoro, fatto dovuto anche al cambiamento urbano e al progressivo mutamento della struttura “famiglia” entro la quale si è assistito sempre di più all’abbandono della donna del ruolo di casalinga e alla maggiore scolarizzazione dei figli che ha determinato un più ampio periodo di entrata nel mercato del lavoro. Dallo “stanzone” sotto casa si è passati ad agglomerati più performanti e tecnologici ripensando le fasi produttive anche in un ottica di welfare aziendale. L’ingente afflusso di immigrati provenienti dalla Cina negli anni ’90 ha inoltre costretto il distretto pratese a riconsiderare la filiera e a integrare, sia dal punto di vista sociale e culturale sia dal punto di vista economico, competenze con alla base basi valori culturali diversi. Nel 2016 l’area del Distretto tessile di Prato include 12 comuni in un’area a cavallo tra le province di Prato (comuni di Prato, Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Vaiano, Vernio), di Pistoia (comuni di Agliana, Montale, Quarrata) e di Firenze (comuni di Cadenzano e Campi Bisenzio) e interessa una superficie di 700 kmq e una popolazione che conta più di 300.000 abitanti. Le imprese coinvolte nel distretto tessile hanno sempre teso, negli anni, a costruire delle reti sociali ed economiche che rafforzassero le competenze e il know how (non solo relativamente al settore tessile ma anche relativamente al settore immobiliare, tante sono le aziende che fanno parte di joint venture nell’ambito degli immobili industriali). Queste reti hanno permesso da un lato di preservare la conoscenza indispensabile per portare innovazione insieme a tradizione e dall’altro di valorizzare il binomio tra capacità artigiane e ricerca e sviluppo. “Il destino di Prato è, oggi come ieri, parzialmente ma significativamente, nelle loro mani”. Destino che il distretto industriale pratese governa con maestria grazie anche ad eventi che gli permettono di consolidare reti e aprirsi all’internazionalizzazione, uno di questi è PITTI FILATI, la “fiera-non-fiera” che grazie al suo concetto interculturale e sociale ospita ogni anno i maggiori top player del tessile provenienti da tutto il mondo. Il filato diviene così la metafora attraverso la quale si possono tessere relazioni, incontri, connessioni, reticoli di fili che si intersecano negli interstizi della cornice della Fortezza da Basso nella splendida Firenze, creando opportunità e partnership di valore interculturale.

FONTI:

– “Prato. Metamorfosi di una città tessile”, 1996 a cura di Paolo Giovannini e Raimondo Innocenti, IRIS Istituto di Ricerche e Interventi sociali in https://www.researchgate.net/publication/ 264421642_Prato_Metamorfosi_di_una_citta_tessile

http://www.ui.prato.it/unionedigitale/v2/areastudi/Presentazione-distretto.pdf

https://www.fondazionefieramilano.it/static/upl/qf/qf.distretti3.pdf 

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